15 aprile 2014

Day 2

Reunion

Il jetlag ci sveglia presto, l'aria candizionata mi ha screpolato le labbra, devo stare attento a soffiarmi il naso perchè è un gesto di maleducazione qua e il tatami è più scomodo di quanto pensassi nonostante il letto di casa sia un materasso di legno, insomma piccoli inconvenienti di stare fuori.


Usciamo dal ryokan per dirigerci verso Ueno.
"Caffè?"
"Dove?"
"Nei distributori..."
Ci sono dei distributori di lattine di caffè caldo. Amo già questo paese!!!
La qualità non è il massimo, ma questi distributori hanno salvato la vita di non poche persone o almeno della mia sicuramente.
LATTINE CALDE


Abbiamo abbastanza tempo per farci una passeggiata sul parco sopra la stazione di Ueno.
Siamo stati accolti in Giappone da un maltempo non indifferente, Conva riferisce che al telegiornale non parlano di altro...e io che mi aspettavo di propaganda nazionalista simil cinese.
Il parco non ha dimensioni indifferenti e difatti ne vedremo solo una parte.
I visitatori consistono principalemente in hobo, signori anziani con polpacci da far impallidire chi non fa i leg days, impiegati smarriti, turisti, fotografi, giovani innamorati e corvi grossi come aquile.
Si vedono i ciliegi in fiore martoriati dalla pioggia nella notte, il cielo è grigio e promette altra pioggia, sembra più primavera che autunno.
Foto da turisti

"Yokoso!!!"
Era la cinquantesima volta che sentivo benvenuto in giapponese, altre 5 ed avrei scavalcato le transenne, spaccato a ombrellate lo schermo con il video di benvenuto, mi sarei fatto arrestare e dopo aver passato 10 giorni in prigione per aver stuprato un totem che dava video di benvenuto mi avrebbero rispedito in Italia.
Not Worth it, torno a concentrarmi nel frame delle ragazze vestite da maid con il cartello "Benvenuti in Giappone" nell'altro video di benvenuto.
Era da quasi un'ora che aspettavamo davanti agli arrivals di Tokyo-Narita, avevamo fatto video di minecraft, skyrim, tokyo rape, tokyo drift, street fighter con la gopro di Gary, avevamo contato 13 bambini che uscivano in neanche 10 minuti e il mio stomaco pretendeva un tributo per le forze spese la mattina.
Arriva, sospiro di sollievo per tutti e un bel video in cui Claudia viene interrogata su come sia riuscita con le sue forze ad arrivare fino a qua.

Sono le 16 circa, il mio stomaco si è arreso di chiedere tributi e ha deciso di suicidarsi consumandosi da solo.
Siamo di nuovo a Ueno, dopo aver passato un paio di orette al ryokan per permettere alla nuova arrivata di adattarsi al clima tipico inglese e di riprendersi un paio di ore di sonno.
IT'S SUSHI TIME!!!
Ho sempre sentito parlare del fatto che il pesce qua ti si sciogliesse in bocca, ma non sono  mai riuscito a concepire la cosa fino a quando non ho mangiato il primo pezzo di sushi e i consecutivi 13 piattini.
Non sto a descrivere, c'è solo da venire ed assaporare.

Il trofeo

Passiamo le successive 2 ore a girare per le strade di Ueno, per un negozio di giochi di 6 piani dove ho visto portafogli morire di morte lunga e dolorosa e sopratutto dove ho scoperto l'esistenza di un manga sul ciclismo... sti giapponesi riescono a rendere secsi e figo pure l'autista di un autobus.

Non ho la foto, ma accontentatevi di questo

Moar people

Il distretto di Shibuya non ha nulla da invidiare alle grandi metropoli, ci sono luci ovunque, megaschermi, e persone, tante tantissime persone.
Tra queste tante persone è normale confondere una ragazza con un megacapello e un mantello nero per V che attraversa uno degli incroci con più pedoni al mondo.
Aspettiamo 2 amici di Gary che sono in visita anche loro del Giappone, la signorina Chiara e il signor Stefano.
Chiara è un esplosione di kawaii e acuti, ma ha un carattere forte, Stefano è un tipo pacato e molto socievole, entrambi erano all'ultimo giorno di permanenza in Giappone, ci parlano dei posti che hanno visto e che vedremo, Chiara ci mostra i container di roba che ha comprato.
A Shibuya vediamo la vita notturna di Tokyo, vediamo uomini e donne di tutte le età vestiti nei modi più disparati, vediamo pettinature da far accapponare la gravità, negozi interi di cosmetici sulla faccia delle ragazze, tacchi 20 cm, ragazzi lampadati, turisti di tutte le nazionalità e uomini in carriera che ci provano con le ragazzine.

Era grosso

Dopo aver girovagato per un'ora tra zone fumatori, edifici dominati da pupazzi kawaii siamo finiti al sesto piano di un palazzo in una sottospecie di trattoria.
Qua siamo stati accolti da menù in giapponese con piatti strani e camerieri le cui uniche parole anglofone erano arigato, one, two, three, four.
Ordiniamo.
Io mi butto su un set di 5 yakitori di parti di pollo e vitello indefiniti, Conva e Chiara vanno per dei Sashimi,
Claudia e Gary vanno per una sottospecie di zuppa di toufu agro-dolce-piccante, Stefano va di soba saltati.
Non so cosa ho mangiato e non voglio saperlo, avevano la consistenza di cartilagine di scimmia e probabilmente alcuni erano pezzi di intestino di qualche gatto che vedevo in giro il pomeriggio, uno mi sembrava calamaro ma nessuno della tavolata era d'accordo.
Nonostante tutto sono riuscito a mangiarli tutti, con abbastanza gusto e il giorno dopo non ho neanche cagato a spruzzo come avevo temuto.
La zuppetta toufu che era parecchio buona se non fosse che il gusto dolciastro era peggiore dei big bubble ed era condita anche con della carne di "maiale" che sembravano frattaglie con la consistenza di pancetta lasciata a mollo nell'acido per ore intere, un premio ai ragazzi che l'hanno finita senza vomitare l'anima delle loro precedenti generazioni.

Non era solo toufu
Nel locale ho avuto occasione di vedere che anche i giapponesi sanno divertirsi, sono rumorosi come tutte le persone, rumorosi al punto che sono uscito col mal di gola a forza di urlare per conversare.
Amano bere, si godono la vita, ma il tutto rimanendo giapponesi, insomma un chaos organizzato anche quando fanno del casino.

La fine della serata è stata inconorata in un centro di purikura amate dalle ragazze giapponesi che ci spendono fior e fior di quattrini per fare delle fototessere da documenti, invece che passarli nelle sale giochi a fottersi gli occhi.
In questo centro abbiamo visto le studentesse con amiche, signorine con amiche, donne in carriera con amiche, Justin Bieber con amiche, gli One Direction con amiche, ragazzi di amiche con amiche e amiche passare ore e ore in cabine per fototessere per poi modificare le proprie foto nei modi più "kawaii" possibili cioè allargandosi gli occhi stile Grigi, mettere decorazioni di torte, stelline, cuoricini e peni invisibili e scritte di tipo: pinklife, #SWAG, mi piace la patata... Ho visto le rughe di novantenni scomparire manco l'elisir di giovenezza, cose che renderebbero pure Walter White Kawaii.

Lo riconoscete?

La notte era giovane ma dopo una bella foto di gruppo eseguita dal poveraccio che avrebbe preferito farsi arrestare dalla polizia locale invece che da dei turisti urlanti.







07 aprile 2014

Day 1

Perdere un compagno di viaggio è come perdere una parte di sè


“E’ tardino ci dirigiamo verso il gate?”
“Andiamo...”

Dai dai facciamo una selfie per celebrare la partenza.

#giappominkia , #binkawai,  #swag , #viaggio #mipiaccionolegiapponesi.

“Non trovo il passaporto”
“Tranquilla adesso salta fuori”
Mancava mezz’ora alla apertura del gate...

Tirava un vento assurdo quando siamo arrivati, eravamo contenti di aver raggiunto Copenaghen, 2 ore di viaggio, orecchie tappate, labbra secche e l’aspettativa di avere altre 11 ore di volo insieme.
La calma prima della tempesta.

“Al gate dicono non ci sia”
“Andiamo a vedere se hanno trovato qualcosa al centro assistenza”
Mancavano 40 minuti alla chiusura del gate, c’era ancora tempo...

Non mangiare un Polser a Copenaghen è come andare in Giappone e non mangiare sushi.
Mangiare Hot Dog a Copenaghen è come andare in Giappone e mangiare cinese.
Gli hot dog però erano buoni...

“You three must embark now, you can’t stay here”
“Ok”
“Dai forza che ce la fai, ti aspettiamo in aereo”


Eravamo sudati, divisi, seduti sull’aereo a osservare l’entrata speranzosi.
“Embark complete”
Dannazione, non ce l’ha fatta.
Ognuno di noi pensava, si dava colpe che non aveva, cercava soluzioni inesistenti.
Si spegne la luce della cintura di sicurezza, vedo Gary che si alza e raggiunge Conva. Parlano.
Ero bloccato, ero curioso, volevo sapere. Li raggiungo più tardi, parliamo, siamo stanchi, siamo disperati, eravamo preoccupati, cerchiamo piani. Eravamo tagliati fuori dal mondo per  11 ore, eravamo impotenti su qualunque cosa, non avevamo fatto in tempo per prendere decisioni prima,  pensavamo a cosa avrebbe fatto, c’era del pessimismo in aria.
Le 11 ore di viaggio più lunghe che abbia mai fatto, fortunatamente una signora giapponese aveva accettato di cambiare il posto e quindi almeno 2 di noi eravamo vicini.
Abbiamo parlato del più e del meno, diedi motivi per cui la Sas era una pessima compagnia, guardai Frozen, ascoltati musica, ma era impossibile dormire.

Una volta arrivati, Conva riceve un messaggio, era riuscita a trovare un ostello e il giorno dopo si sarebbe diretta all’ambasciata italiana per cercare una soluzione. Voleva raggiungerci, c’era ancora speranza.

“Yokoso”
Benvenuti.

Eravamo arrivati in Giappone.


Benvenuti in Giappone

"Ma piove fuori"
"Vallà, cosa dici"
Stava diluviando. Ecco ci mancava solo questo, un volo veramente stressante e cosa troviamo ad aspettarci? Non delle maid con una bella tavolata di sushi e sashimi ma della pioggia, della maledetta PIOGGIA.

Usciti dalla dogana ci guardiamo, avevamo veramente delle brutte facce, talmente brutte da chiedermi come avessero fatto a farci passare. 



Prendiamo i biglietti del treno per Ueno, 1030 ¥.
L'inglese della commessa mi soprende, non è precissimo ma si riesce a capire, non smette di sorridere, accenna di testa, è gentile.
Non è solo lei, anche la stessa polizia della dogana non incute temore, saluta, fa il suo lavoro, sorride, ringrazia e saluta di nuovo. La polizia doganale cinese ti fa cagare addosso solo a guardarti.


In treno notiamo una Tokyo grigia, ma molto affascinante con sprazzi di colore dovuti ai ciliegi in fiori, attraversiamo, fiumi, campagne, case tipiche, città. Conva-san spiega che il tutto fa parte di Tokyo.
Verso metà viaggio ci alziamo io e Gary per cedere dei posti a degli signori anziani, passeremo la prossima mezz'ora in piedi, a una fermata guardo fuori dalla finestra, c'erano una donna che diceva alla figlia di salutarmi, noto dopo che erano insieme al signore a cui ho ceduto il posto.
Sul treno c'era silenzio nonostante fosse pieno, si sentivano principalmente le nostre chiacchiere e il rumore delle rotaie, mi guardo attorno, vedo cartelli pubblicitari e molta pulizia, nessun scarabocchio, nessun " Sasuke ti amo".
Anche alla stazione di Ueno, c'è silenzio, gente che passa indaffarata turisti, ma il tutto è estremamente tranquillo, sovrasta il rumore della metro, dei bagagli che vengono trascinati sul pavimento e delle comunicazioni dell'interfono.


Non c'è niente di più riscaldante che una ciottola di Soba

Arrivamo ad Iriya, una sola fermata da Ueno.
Usciamo dalla metro, una sferzata di vento gelido ci saluta, diluvia, ci rifugiamo sotto una tettoia per decidere il da farsi.
Conva tira fuori una mappa, da una direzione, partiamo, rosso, siamo sotto  la pioggia a 5 m dalla tettoia a prendere pioggia, ci sentiamo stupidi e stanchi. 
Dopo 50 m ci fermiamo insicuri della direzione, ci fermiamo prendo la mappa, ci riorientiamo e ripartiamo a tutta velocità sotto la pioggia, andiamo avanti per inerzia ormai.
"NICE MARNA" diventerà il nostro punto di rifermento, ci dirà che è il momento di girare,  ma nonostante tutto non sappiamo tutt'ora che negozio era o se era un negozio.

Arriviamo finalmente al Sakura Ryokan, scale, ci sono delle maledette scale.
Saliamo, ci accoglie un signore con una camicia rosa e un inglese abbastanza chiaro, siamo finalmente arrivati al nostro primo covo.
"Le stanze saranno pronte per le 15.00".
Portiamo su le valigie e ci ributtiamo sotto la pioggia, recuperiamo 3 ombrelli da 200¥ ognuno e vari shampoo, dentrificio, doccia schiuma da usare nella permanenza in questa terra che ci stava dando un'accoglienza così grigia.
Erano le appena 13, decidiamo di trovare un posto per pranzare nonostante gli stomaci chiusi.
Camminiamo e camminiamo fino a quando non finiamo in un minuscolo chiosco di soba con degli stendardi appesi all'esterno, esaminiamo con indecisione la proposta appesa all'entrata fino a quando dei clienti dietro di noi fanno cenno di accomodarci.
Veniamo colti con calore da una signora e un giovane cuoco che ci indicano una specie di distributore automatico per gli ordini, noto che sopra di esso c'è un piccolo scaffale di manga e libri che i clienti sfogliano durante l'attesa.
Ordiniamo con timidezza dalla macchinetta dove paghiamo,  prendiamo tutti e 3 i soba di base, ci sediamo, era come essere in uno di quei chioschi degli anime dove sei seduto al bancone.
Ci portano 2 bicchieri di acqua con ghiaccio giusto per rinfrescarci.
Arrivano i soba.

Soba da anime
Mangiamo, scherziamo, era tornato un po' il buonumore.
La scelta di un spaghetti in brodo non fu mai così azzeccata, i soba erano squisiti e ci avevano riscaldato da dentro.

Torniamo al Ryokan verso le 14.00, troviamo le stanze pronte.
Ci accomodiamo nelle stanze.

Home?
Ridiamo scherziamo, contattiamo i nostri genitori, Claudia e cerchiamo di trovare una soluzione al problema, cerchiamo di capire dove è stato perso il passaporto.
Ci addormentiamo sulle note di C418 e Balmorhea.

5 ore dopo ci svegliamo, un po' storditi ma di buon umore, avevano trovato il passaporto di Claudia e posti permettendo ci avrebbe raggiunto il giorno dopo a Tokyo.
Ceniamo con qualche Onigiri presi al Seven Eleven vicino al Ryokan.
Fuori diluviava ancora più forte ma gli ombrelli da 200¥ fanno un lavoro impeccabile nel coprirci.
Verso mezzanotte cerchiamo di dormire ancora, ma non prima di aver assalito Conva nella sua stanza con adosso degli yukata e una bandana che sarebbe stata la cintura.
Ancora sorridenti cerchiamo di dormire qualche ora con la consapevolezza di riunirci alla nostra compagna perduta il giorno dopo.

01 aprile 2014

Domani parto...

...me ne vado da questo posto, vecchio, senza fantasia, senza futuro, senza Gundam e sopratutto senza distributori di mutandine usate.
Andrò lontano, nell'estremo oriente, dove sorge il sole e il drago Shenron.
Viaggerò con treni levitanti e quando sarò abbastanza vecchio da avere la pelata potrò molestare ragazzine nelle loro uniformi mentre faccio il pendolare.
Andremo con kenshiro, cpt. Tsubasa, l'uomo tigre e Gintoki ai Maid cafè e se offre Lupin andiamo pure ai Oppai cafè.
Mangerò mayonese a volontà e in tutte le salse, gelato al salmone, mangerò sulle toilet e sushi sopra le tette (?) di una bella asiatica.
Andrò nella terra del bukkakke, del tentacle rape e sopratutto delle BABYMETAL.






I compagni di viaggio

Non viaggerò da solo, avrò dei fidi compagni con cui attraverserò l'Eurasia per raggiungere la terra di Naruto alla ricerca delle 7 sfere di un pezzo.
I miei fedeli 4 compagni sono:


Davide Convertino aka il blackster norvegese impiantato in Italia.
In questo viaggio cerca il contrabbando di magic e modi fantasiosi di dare fuoco ai templi giapponesi.









Matteo Garibotto aka marinaio palestrato genovese.
Contrabbanda steroidi molto richiesti dai giapponesi con i fisici gracilini.
E' alla ricerca di nuove tecnologie per perfezionare i suoi muscoli così da poter sollevare più ghisa.



Daria












Sun Bin aka il Cinegro.
Il suo motivo apparente è quello di cercare alleanze con la yakuza.
Ma il vero motivo del suo viaggio è la ricerca della ricetta segreta ravioli  ninja.















Coming soon...










Tutto questo è stato scritto sotto l'effetto dell'ascolto dell'album delle Babymetal.


25 marzo 2014

Secondo viaggio in Cina 2012: Regione GuangDong. (Parte Prima)

Nel 2012 successero tante cose, presi tante decisioni giuste e sbagliate.  Una di queste mi portò a fare il mio secondo viaggio nello stesso anno verso il mio paese di origine la Cina.
Fu l'ultima volta che sono stato la ed è stata una raccolta di tante "prime volte" e di tante nuove esperienze che condividerò in questo post e in un altro a seguire.

La prima volta che andai in Cina quell'anno fu durante il periodo Estivo dove visitai Pechino per la prima volta e successero altre cose che probabilmente racconterò in futuro.
Il secondo volo intercontinentale invece fu verso l'autunno per esigenze lavorative e per una serie di scelte che attualmente ritengo discutibili.

Era la prima volta che andavo in Cina da solo, una noia non indifferente visto che mi aspettavano circa una ventina di ore tra voli, scali,  cazzi e mazzi.
Ringrazio tutt'ora il signore che ha accettato di cambiare il posto con me in aereo durante il volo Parigi-GuangZhou visto che ero finito attaccato al finestrino e non ci stavo con le spalle. Gentilissimo signore sappi che mi dispiace che si sia bagnato la camicia per la condensa che gocciolava.
Il volo andò tutto bene, a parte le ore insonni, qualche turbolenza e il perenne rumore di sottofondo. Insomma la norma.

L'arrivo fu almeno piacevole, rivedere le facce familiari di mio padre e dell'amico di famiglia G.
Era la prima volta che andavo a GuangZhou e principalmente nella pronvincia di GuangDong (si lo so i nomi sembrano tutti uguali cin cio cian).
Il GuangDong è una delle zone più industrializzate della zona e molte esportazioni partono proprio da qui.
Il primo posto dove mi portarono fu uno stand "culinario" quelli che trovi in Cina aperti nelle ore e nei posti più improbabili, con una servizio sanitario che farebbe morire d'infarto chi si lamenta che i ristoranti cinesi in Italia sono sporchi. Nonostante tutto mangiai bene, una pentola enorme di riso bollito con frutti di mare, granchio, i soliti "stuzzichini" tipo piselli al vapore (pelosi e non sbucciati), lingue di anatra e altre prelibatezze cinesi.
Dopo la mangiata ovviamente si decise per andare a fare il massaggio a piedi e gambe aka Pào jiǎo (non pensate male plz), visto che ero stanco e avevo camminato tanto.
Ho un rapporto particolare con questo servizio (non pensate male, veramente), da una parte mi sento maledettamente in imbarazzo ad avere una persona che ti massaggia le gambe e ti lava i piedi, dall'altra è una delle cose più piacevoli al mondo se sei stanco (Massaggiatore di Pechino tu sei il migliore).
Erano mezzanotte passate e finalmente ho potuto schiantarmi nel letto dell'albergo dove alloggiavamo.

Il comodissimo letto dell'albergo






L'entrata dell'albergo la mattina dopo

I primi 2 giorni a Guanzhou mi diedero l'oppurtunità di vedere il posto e le persone con cui lavorava mio padre. Una città in pieno progresso, fatto di macchine di lusso, di carri trainati a bicicletta, castelli di argilla di fianco a mostri di cemento, campi di calcio desolati, alberi che cercano l'ossigeno per crescere, semplicemente il caos, la mia Cina.
La mattina noto con piacere che nonostante sia metà novembre si possa stare in pantaloncini corti e maglietta e l'unica cosa fastidiosa sono le nuvole minacciose (già non è solo smog quello che vedete nel cielo).

Centro Commerciale 
Il primo giorno lo passiamo dai produttori alla ricerca di nuovi campionari, quindi maglie di tutti i coliri e modelli, discussioni di mercato e della credenza dei cinesi che i lǎowài (stranieri, occidentali) abbiano il culo grosso. (Ragazze tranquille state benissimo così).


Il secondo giorno parto per ShenZhen dove starò circa una settimana per uno pseudo stage in un'industria di produzione di led.
Un viaggetto di 1 oretta circa in macchina.

Dentro la macchina
Fuori la macchina

A ShenZhen passai circa una settimana, di noia assurda, ad accumulare conoscienze di dubbia utilità.
Alloggiavo nella zona periferica che sembrava un piccola città e purtroppo non ebbi occasione di visitare la città stessa. Il fatto che durante una notte, una gentile escort mi abbia svegliato suonandomi alla camera e stizzita chiedendo se l'avevo chiamata, per poi scoprire che aveva sbagliato porta mi porto parecchi dubbi sulla qualità dell'hotel dove alloggiavo. In compenso mi ero fatta amica la donna delle pulizie che mi lasciava 3 bottigliette d'acqua invece che le solite 2. Grazie donna delle pulizie!!!

Il nuovo vicinato
La permanenza a ShenZhen era accompagnata da lunghe passeggiate per la zona periferica, girare per i supermercati e centri commerciali, Guildwars 2, film piratati e giornate a girare per la fabbrica.
Ero accompagnato da 2 ragazzi che mi facevano da tutor, Wu e lo Stronzo.
Wu è un classe '88, simpatico e curioso, mi spiegò varie cose ed ebbe parecchio pazienza sulla mia mancanza di competenza sui termini tecnici, si vedeva che amava comunque il suo lavoro.
Lo Stronzo è anche lui un classe '88, stronzo e curioso, spiegava le cose svogliatamente, sembrava che fosse stato obbligato a farmi da babysitter e questo mi stava alquanto sulle palle.
La settimana di permanenza non finiva più, le mie passeggiate mi avevano portato ad esplorare il posto per il raggio di circa 2 km, ero al limite della città siccome un giorno ero arrivato a vedere la nuova zona in costruzione. Vicino all'albergo c'era un mercato all'aperto, con stand di tatuaggi di dubbia sicurezza, cibi da strada, mercato degli ortaggi, macelleria, fastfood, vendite di cover, dolciumi, mancavano solo degli sexyshop, tutto questo sotto tende all'aperto.
Davanti all'albergo invece vi era l'ospedale, vari negozi di telefonia, internet point e sopratutto un pub/restoraunt occidentale e un chiostro di LanZhou LaMian (ramen di LanZhou).
I pub restaurant occidentali sono molto di moda in Cina, puoi starci ore dentro, sono provvisti di divani comodissimi, puoi mangiare stuzzichini o piatti principali, vengono serviti piatti europei/americani rivisitati nei modi più strani e anche piatti tradizionali cinesi.
Lánzhōu LāMiàn è un piatto tipico di Lánzhōu dove gli spaghetti vengono tirati a mano in maniera spettacolare purtroppo i condimenti non erano un granchè ma è ho passato veramente momenti piacevoli in quel piccolo chiostro.

L'ultimo giorno di permanenza Wu mi portò a un ristorante tipico dove facevano cibo piccante di non mi ricordo quale zona, spendemmo circa 100 RMB (circa 10 €) e mangiammo veramente tanto.

Dalla finestra del ristorante

Wu poi mi accompagnò all'aereoporto di ShenZhen per prendere il volo verso WenZhou do avrei poi raggiunto la mia città natale QingTian.
Purtroppo non sono riuscito a godermi ShenZhen una città che avrebbe tantissimo da offrire e spero che in un qualche futuro abbia la possibilità di rivisitarla meglio.
Attesa all'aereoporto di ShenZhen.

Il volo verso Wenzhou è stato uno dei peggiori voli che abbia mai fatto, con questo gruppetto di 2-3 persone che tornavano da qualche festa (probabilmente un matrimonio) sbronzi marci, sopratutto uno che urlò per 2/5 del viaggio, passò 2/5 del viaggio a vomitare e il resto a dormire. Questo episodio mi fece venire qualche dubbio sui controlli che fanno in aereoporto.


Le foto purtroppo sono fatte con il mio vecchio cellulare, un nokia N95 e quindi di qualità abbastanza scadente.
Aggiungerò per chi è interessanto un link ad altre foto.








19 marzo 2014

Le vacanze degli astronomi

"Hey regàz ce l'avete presente l'algoritmo della settimana scorsa per calcolare i le schedine dei turista per sempre? Beh funziona e ..." Domanda J. Kovac.
"Non dile cazzate quell'algolitmo di melda non può funzionale." lo interruppe C. Kuo.
"Stai zitto Cin Ciun Cian, che cazzo stavi dicendo Kovez." fa J.Bock.
"Oh nerd del cazzo se state zitti vi spiego se no in VACANZA ci vado con quelli di Fisica."
Silenzio...
Kovac era riuscito ad attirare l'attenzione degli altri 3.

La reazione dei regàz.
"Visto che siete i miei bro offro io. Una bella vacanza diversa dal solito. Freddo, party tutte le sere, scii, FIGA, telescopi, ricerca astronomia..."
Gli altri erano rimasti a FIGA.

Nella testa dei bro.
Kovac conosceva i proprio polli e sapeva di averli messi nel sacco.




2 mesi dopo...
"Kovac l'ultima volta che sono stato in Europa non abbiamo fatto 14 ore di viaggio." Protestò C.Pryke
"L'aereo fa schifo anche per gli standard Ryanair..." Attaccò Bock.
"Potevi spendele altli tle dollali in più , stlonzo ebleo".
"Tranquilli ragazzi, dai che siamo arrivati!!!"
....Dopo altre 4 ore di viaggio, l'aereo cominciò ad atterrare.
Il gruppo cominciò a guardare fuori dai finestrini, ma videro solo distese di bianco candido.
Fuori dal finestrino.
"MELDA".
Atterrati...
Il party.
"Benvenuti al centro di ricerca del Bicep2, nel polo sud  REGAZ. Staremo qui per 6 mesi alla ricerca di prove sull'espansione dell'universo." Sorrise maligno Kovac.





Alla fine delle vacanze.
La scoperta e la foto di gruppo:

Per i non anglofoni.

Scritto con la gentile collaborazione di Alessandro di The PIPE LINE.

Il soprastante racconto vuole essere tributo satirico a una delle scoperte epocali sull'astronomia e ai team che vi hanno fatto parte.




16 marzo 2014

OH HI!

Esisto, ho finalmente anch'io un blog, dopo 3 ore per decidere un nome, 5 giorni di procrastinazione per scrivere il primo post, ce la sto facendo!!!

Questo blog nasce più o meno come nascono tutti i blog, cioè: "sarebbe figo avere un blog!!!" Ed eccomi qua, SURPRISE!!!
Ispirato principalmente da questi 2 blog: Hyperbole and a half e Bagniproeliator (un po' NFSW) e secondariamente da altri mille blog che non starò a citare.
Purtroppo ho un senso dell'umorismo da persona un po' morta dentro e non sarò così divertente come i 2 citati sopra, ma cercherò di portarvi comunque del contenuto interessante.

Questo sono io: